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in bici con filippa

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Ripartiti con #inbiciconfilippa, ora siamo a Chiavari e Lavagna in Liguria! Giornata come sempre super intensa ma sto facendo delle belle esperienze, dal fare il pesto al giro in barca a vela e tra due sorrisi e quattro dolcezze, pedalo anche un po’: per FORZA! Con tutte le specialità locali tocca muoversi di più! pheeew… Ora nanna e poi si torna in sella domani mattina presto. goodnight! f.Immagine 2Immagine 12 Immagine 3

  • manupia

    pedalando pedalando viene anche fame no ???? con quelle specialità poi…
    buona serata 😉

    23 settembre 2014 at 22:58 Rispondi
  • DB

    “Ora l’inverno del nostro scontento
    è reso estate gloriosa da questo sole di York,
    e tutte le nuvole che incombevano minacciose
    sono sepolte nel seno profondo dell’oceano.
    Ora le nostre dimore sono cinte di
    ghirlande di vittoria, le nostre armi malconcie appese
    come trofei, le nostre aspre sortite mutate in lieti incontri,
    le nostre marce tremende in deliziosi passi di danza.
    La guerra dal volto arcigno ha spianato la fronte corrugata,
    e ora -invece di montare destrieri corazzati per atterrire i nemici impauriti-
    al suono di un liuto avanza leggera nella camera di una dama amorevole”

    Dal ‘Riccardo III’ di W.S.

    Bello da star male, o no ?

    Buonanotte !

    DB

    23 settembre 2014 at 23:37 Rispondi
    • giu

      Sì, DB, è veramente molto bello, e rassicurante, ed offre un respiro di pace, di quiete.
      Ma… ma la sofferenza è proprio lì, dietro l’angolo, come succede spesso nella vita.
      E infatti, continuando la lettura…
      “Ma io che non fui fatto per tali svaghi ,
      ne fatto per corteggiare uno specchio amoroso;
      io che sono di stampo rozzo e manco della maestà d’amore
      con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa
      ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione,
      frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice,
      deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo
      che respira, finito a metà, e questa così storpia e brutta
      che i cani mi abbaiano quando zoppico accanto a loro,
      ebbene io, in questo fiacco e flautato tempo di pace,
      non ho altro piacere con cui passare il tempo se non
      quello di spiare la mia ombra nel sole e commentare
      la mia deformità.
      Perciò, non potendo fare l’amante
      per occupare questi giorni belli ed eloquenti, sono
      deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi
      piaceri dei nostri tempi.”
      Buona giornata!
      giu

      24 settembre 2014 at 08:49 Rispondi
      • DB

        E infatti quella è la parte che leggo quando sono di buonumore !

        Un caro saluto,

        DB

        24 settembre 2014 at 09:16 Rispondi
  • Letizia

    Gnam gnam… quel menu scritto sulla… Lavagna 😉 mi ispira dall’inizio alla fine, ma più di tutto sarei proprio curiosa di assaggiare quella specialità introvabile che è il pesto svedese… 😉
    Continua a goderti il sole della Liguria, tra sorrisi (slurp), dolcezze (doppio slurp)… e pedalate, naturalmente!
    ‘Notteee!

    23 settembre 2014 at 23:40 Rispondi
  • SILVIA.S

    GRANDE SUPER-FIL!
    W IL PESTO SVEDESE!
    MAI ASSAGGIATO MA MI FIDO, FIL!!!
    CIAO SY

    24 settembre 2014 at 10:25 Rispondi
  • Stefania

    anche a me ha colpito il pesto svedese!!! ma l’hanno fatto in tuo onore? Noto però che all’occhio attento di Letizia non scappa nulla …. ciao Leti 🙂

    24 settembre 2014 at 11:45 Rispondi
    • Letizia

      @Stefania: beh, l’hashtag sulla foto diceva #trovalintruso e non era difficile individuarlo, anche perché il segno del cancellino e la correzione last minute sono piuttosto evidenti… 😉
      Ciao, cara! E’ un piacere rileggerti! Un abbraccio!

      24 settembre 2014 at 15:53 Rispondi
  • Laura C

    E si torna a pedalare! Sai che a me la Liguria piace tanto come regione? L’ho visitata poco, non sono andata più oltre Genova, Genovese e Savonese, ma la gente e i posti sono molto… come direi? Mi ispirano serenità, sorrisi tranquilli, voglia di stare lì!
    E una focaccia a Sestri Levante ragazzi, che non ne ho mai assaggiate di così buone!!!

    @DB e giu: che voglia di leggere Riccardo III. Mai fatto prima, ma ora farò il pensiero…

    24 settembre 2014 at 12:08 Rispondi
    • DB

      Cara Laura C,
      hai visto che bomba l’attacco del monologo “Ora l’inverno del nostro scontento….”. Se non sbaglio è anche l’attacco del dramma, mi sembra che il Riccardo III inizia proprio così.
      L’attacco è talmente potente che Steinbeck ne fece il titolo di un suo bellissimo romanzo. E se è piaciuto a Steinbeck….

      Faccelo ‘sto pensiero.

      Saluti !

      DB

      24 settembre 2014 at 13:08 Rispondi
    • Letizia

      @Laura: uuuhhh, non parlarmi delle focacce di Sestri L., ogni volta che ci sono andata ho fatto delle vere scorpacciate: dalla focaccia al formaggio, a quella con pomodoro e capperi, per finire (degnamente) con quella con lo zucchero sopra! Una roba da ULTRA SLURP! 😛
      Mi hai fatto venire una tale nostalgia… è da così tanto che non ci torno :(…

      24 settembre 2014 at 15:58 Rispondi
  • Karin

    Zona bellissima! Goditela!! Buon proseguimento!!

    24 settembre 2014 at 12:09 Rispondi
  • naty

    A passi leggeri ,è sempre bello camminare su questo pianeta.
    buon lavoro cara fili,naty

    24 settembre 2014 at 12:30 Rispondi
  • DB

    Cara Filippa,
    due curiosità gastronomiche:
    1) Il pesto svedese lì lo fanno con i mirtilli e le bacche di ginepro ?
    2) Lo ‘stock’ è lo stoccafisso, cioè il baccalà ? E’ curioso che in Liguria usino lo stesso termine che usiamo a Napoli. Anzi, qui da noi lo ‘stock’ è un alimento molto comune e presente nell’immaginario non solo gastronomico. Al punto che lo si usa anche per offendere verbalmente. Infatti, ad una persona obesa si usa dire ” Pall’ ‘e stock “.
    Do queste informazioni nel caso che tu ed altri del blog voleste imparare qualche bella malaparola. Non si sa mai, può sempre servire.

    DB

    24 settembre 2014 at 13:19 Rispondi
    • Letizia

      @DB: io per imparare un po’ di sano turpiloquio so’ sempre a disposizio’! 🙂

      24 settembre 2014 at 16:00 Rispondi
      • DB

        Cara Letizia,
        qualche anno, a Napoli, a Porta Nolana, fa la commessa di un ‘pannazzaro’ (negozio di abbigliamento a basso costo che la medesima chiamava ‘jeanseria’) mi disse di essere ‘a vostra completa esposizione’. Non ho mai capito cosa intendesse.

        Sono convinto della tua buona disposizione all’apprendimento e mi permetto di segnalarti una prima opportunità. Se vuoi fare un figurone, quando devi chiamare una persona sovrappeso gli puoi dire “Ué ! Pallestòck, vien’accà !”.

        Statt’ bbona !

        DB

        24 settembre 2014 at 17:59 Rispondi
        • Letizia

          Hahaha! Grazie, Prof.!
          Buono a sapersi, anche se dubito fortemente riuscirei a ‘lasciarmi andare’ così nei confronti di una persona oversize… 😉

          24 settembre 2014 at 18:10 Rispondi
          • DB

            Cara Letizia,
            dalle mie parti si usava e si usa ancora appellare le persone richiamando anche i loro difetti fisici: ‘o stuort, ‘o curt, ‘o zuopp, ‘o luong’, ‘o scellone, ‘o scartellat’ etc.etc. Io trovo che è un modo -antico e saggio- di rendere accettabile socialmente l’inestetismo e persino la deformità.
            Il moderno ‘bon ton’ e il ‘politicamente corretto’ -spesso ipocriti- oggi hanno reso innominabili i difetti fisici o le caratteristiche fisiche molto marcate. Forse sarebbe il caso di nominarle, invece, come cose del tutto naturali e con un sottinteso di familiarità.
            Sui manifesti mortuari è ancora usanza aggiungere al nome e cognome del defunto il nomignolo che rende unici e subiti riconoscibili dalla comunità Gennaro Esposito e Immacolata Gargiulo. I nomignoli vengono dal mestiere, da un dettaglio della biografia, da una caratteristica del comportamento o del fisico.
            Non molto tempo fa ho visto il manifesto mortuario di una donna: Nome…, Cognome…. di anni 84. Sotto, al centro, grande e in corsivo: ‘A Chiattona (La Grassona).
            Considera che i manifesti vengono affissi dalle famiglie. E figurati se proprio in occasione della morte si vuole dileggiare mammà, ‘a nonna, ‘a zia, ‘a gnora (suocera). Anzi, nel momento ultimo e solenne, si desidera marcarne l’identità unica e irripetibile.

            Pertanto, in alternativa a Pallestòk puoi usare ‘chiattone’ o ‘chiattona’. Forma contratta per entrambi ‘chiattò’.
            Stai tranquilla che si usa, anzi si porta.

            Un saluto caro,
            DB

            25 settembre 2014 at 10:53
          • Letizia

            @DB: hahaha, grazie! Mi hai fatta sbellicare dalle risate, ci voleva proprio, oggi! Continuo a fare tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti… per la serie “Mo’ me lo segno!” 😉
            E comunque, chiattone/a è un termine che già fa parte del mio vocabolario, quando sono in vena di usare un lessico più ‘genuino’! 🙂
            Un caro saluto e buona giornata!

            25 settembre 2014 at 14:06
          • DB

            Cara Filippella,
            oppure, come più probabile, per il tuo naturale prestigio, ‘Onna Filippella.
            Tanto per iniziare, così saresti chiamata e identificata se vivessi da molti anni in un quartiere popolare di Napoli (ma la città è quasi tutta ‘popolare’). Prendiamo ad esempio la Torretta, tra Mergellina e Piedigrotta, il quartiere che fu di Gaetaniello ‘o zuoppp’ e Mastucciccio (do you remember ?) Se tu abitassi lì, si stiss’ ‘e casa in uno dei suoi vicoli, se fossi in tutto e per tutto una di loro e se una tua dirimpettaia volesse chiamarti dal balcone griderebbe :“ ’Onna Filippe’, ‘Onna Filippellaaaaa….”. Tanto per iniziare.
            Quanto al nomignolo, posso fare qualche ipotesi: “Filippell’ ‘a tropp’ modéll’ “, “Filippell’ ‘a tedesca’ (da Bolzano al Polo Nord, per noi, siete tutti ‘tedeschi’), “Filippell’ ‘a ciclista”, “Filippell’ ‘a cchiù bell’ “ o, con leggera variazione fonetica, “Filippell’ uocchie bell’ “. Beh i tuoi vicini di quartiere potrebbero trovarne tanti di nomignoli. Anche “Filipp’ ‘a nasella” (lo si dice a donne dal naso minuto e grazioso), “Filipp’ ‘a persechella” (per la pelle di pesca del tuo viso), “Filippella pizz’ a ‘rriso” (traducibile con “visino sorridente e furbetto”) oppure, languidamente, “Filipp’ ‘a maruzzella” in omaggio alla celebre canzone che inizia con il verso “ Maruzzella, Maruzze’, t’e’ mis’ rint’all’uocchie ‘o mare e m’e’ mis’ ‘mpiett’a ‘mme ‘nu rispiacere….”.
            Però, il nomignolo deve essere gradito o quanto meno tollerato dal soggetto in questione. E quindi dovresti tacitamente consentirne l’uso da parte dell’intera comunità.

            DB

            26 settembre 2014 at 10:57
          • DB

            “Maruzzella” è questa. Ci metto pure il testo che è carinissimo.
            http://www.youtube.com/watch?v=OE9LC9rRgTM

            “Ohé!
            Chi sente?
            E chi mo canta appriesso a me?
            ohé,
            pe’ tramente
            s’affaccia ‘a luna pe’ vedé!
            Pe’ tutta ‘sta marina
            ‘a Pròceda a Resína,
            se dice: “Guarda llá,
            na femmena che fa!”
            Maruzzella, Maruzzè’…
            t’hê miso dint’a ll’uocchie ‘o mare
            e mm’hê miso ‘mpiett’a me
            nu dispiacere…
            Stu core mme faje sbattere
            cchiù forte ‘e ll’onne
            quanno ‘o cielo è scuro…
            Primma me dice “sí”,
            po’, doce doce, mme faje murí…
            Maruzzella, Maruzzé’…
            Ohé!
            Chi mm’ajuta?
            Si tu nun viene a mm’ajutá?
            Ohé,
            mm’è venuta
            na voglia ardente ‘e te vasá.
            E vieneténne oje bella…
            e damme ‘sta vucchella
            ca, pe’ mm’avvelená,
            ‘e zùccaro se fa…

            Maruzzella, Maruzzè…”

            26 settembre 2014 at 11:12
          • Letizia

            @DB: grazie ancora per avermi regalato una pillola di buonumore! Questa serie di commenti è spassosissima, e non ho potuto fare a meno di condividerla con mia madre, per regalare anche a lei delle gran risate!
            Statt’ bbon’,
            ‘Onna Letì 🙂

            26 settembre 2014 at 14:05
          • DB

            No, la mamma no…. Sicuramente ti chiederà:”Ma chi frequenti ?”.

            Rivolto a un maschio è : Statt’ bbuon’ ! Solo alle donne ‘bbona’ !

            Buon proseguimento di giornata !

            DB

            26 settembre 2014 at 15:23
          • Letizia

            @DB: la mamma sì! Tranquillo, sa benissimo chi frequento (anche in Rete) ed è contenta così!
            Statt’ bbUon’, Dummì! 😉

            26 settembre 2014 at 15:33
          • DB

            Cara Letizia,
            a proposito di storie napoletane, autentiche e ben raccontate, ho appena visto su Rai3 “Spaccanapoli”. Sono storie difficili e dolorose, ma dotate di significato e, a loro modo, di grazia. Se ti capita potresti vedere il programma online, credo. Ci sarà anche un’altra puntata. E magari potresti suggerirla a tua madre, se interessa il genere.

            Buon fine settimana a te e a tutti !

            DB

            26 settembre 2014 at 23:20
  • Ilaria

    mi hai fatto venire voglia di organizzare una gita in bici per questo fine settimana, tempo permettendo!

    http://www.nonsidicepiacere.it

    24 settembre 2014 at 17:16 Rispondi
  • veraB'

    …che corse, anche noi pedaliamo tantissimo per seguirti ovunque… e che salite !!!
    baciiiiiii

    veraB’

    24 settembre 2014 at 17:16 Rispondi
  • Luca

    Ciao Filippa, che bella esperienza abbiamo fatto con te in pasticceria, non voglio scadere nella retorica della bella ,brava, simpatica etc etc ma è vero …… quando torni a mettere un po’ di “dolcezza” nella macchina del cioccolato? 🙂 un abbraccio Michela e Luca ps ho mandato un link a Vale per le foto ….

    26 settembre 2014 at 11:42 Rispondi
  • Laura C

    @DB: Ecco, tu pensa, per anni io sono stata “la Spagnola”, poi “Spagnola”, poi anche “Spagna” e una cara amica per farla più breve mi chiamava: “Ma senti un po’, Spa’…!”

    Nemmeno qui ci sono i manifesti, solo si mettono sui giornali come in Svezia!

    26 settembre 2014 at 13:36 Rispondi
    • DB

      Certo, spesso è l’origine a ispirare i soprannomi. Però a Napoli si ‘articola’ di più. O addirittura ad un soprannome se ne aggiunge o sostituisce un secondo.
      Un mio caro amico era spostato con una francese dell’Alsazia, al confine con la Germania. I negozianti nei pressi di casa però la chiamavano ‘A Tedesca. Non so se sapessero che era effettivamente mezza tedesca (da parte di madre) o se -come dicevo prima- qui si pensa che dal Brennero alla Groenlandia è tutta una sterminata Germania o perché erano impressionati dalla fisicità imponente della giovane signora.
      Dopo un po’ di tempo, il soprannome cambiò. Cominciarono a chiamarla ‘Crisommola’ che in napoletano è l’albicocca. La donna aveva qualcosa nell’aspetto che poteva ricordare una crisommola: viso grazioso e tondo, capelli corti e rosso scuro, una carnagione un po’ rosée. Ma crisommola qui significa anche un’altra cosa: una notizia o un’evenienza sgradevole, soprattutto di carattere economico. Per intenderci, se ti scrive Equitalia e vuole qualcosa quella è una ‘crisommola’.
      Una mattina ero dal fruttivendolo. Arriva lei e ci salutiamo. Sento alle mie spalle il fruttivendolo dire a mezza voce:”E che bella crisommola a primma matina !”. Dopo qualche minuto capii perché: era pignola, ripeteva la stessa cosa tre volte, discuteva sui prezzi, insomma una scassacazzi. Quando andò via, il fruttivendolo mi disse severo :” Me meraviglio ‘e vuje che ‘a trattate a ‘sta crisommola…..”.

      DB

      26 settembre 2014 at 15:19 Rispondi

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