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backstagestar

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Oggi è l’ultimo giorno per visitare lo Styling Cube di Testanera in Piazza Mercanti a Milano per approffitare del servizio di styling gratuito eseguito dai loro hairstylists. Karl Lagerfeldt ha scattato le foto delle nuove acconciature del brand e io ho avuto il piacere di poter trascorrere il venerdi pomeriggio nel cube, “aiutando” e seguendo alcune ragazze nelle loro scelte di look. Inutile dire che alla fine ho approffitato anche io del servizio, guardate il risultato, #backstagestar per un giorno. 🙂 Quale pettinatura avresti scelto? baci.fili

ps.in realtà volevo la pettinatura afro…ma dovevo andare alla sfilata di Luisa Beccaria, quindi… 🙂

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  • lapaz

    eh.. avrei bisogno anche io di una sistemata di capo!
    bello quel vestito ma posso dire la mia? avrei messo altre scarpe..
    buona settimana!

    24 febbraio 2014 at 09:23 Rispondi
    • laura

      IO NN LO SO USARE IL FERRO COSI BENE 🙁
      BELLA ESPERIENZA CMQ
      KISS

      7 marzo 2014 at 19:53 Rispondi
  • Ale

    abito proprio bello! Voglio un parrucchiere personale!a me viene sempre da piangere ogni volta che li devo asciugare!
    http://duecuoriinpadella.blogspot.it/

    24 febbraio 2014 at 10:14 Rispondi
  • Robi

    Fili, vabbè le origini nordiche ma…con tutta l’umidità e il grigiore di Milano, tu sei così temeraria?
    Baci, Robi.

    24 febbraio 2014 at 10:59 Rispondi
  • manupia

    una vera e propria passione per quelle teste che io chiamo “palle” “palline” cioè quei ricci che a parte rarissime eccezioni hanno solo le nere, e loro che fanno??.. si mettono le parrucche … Pazze!!!!

    buon inizio settimana
    baci manupia 😉

    24 febbraio 2014 at 11:26 Rispondi
  • Alessandra

    Sono solidale con Ale, quando si tratta di asciugare i capelli anch’io mi sento male, dato che li ho crespi e super voluminosi…! Il tuo vestito è di una bellezza indescrivibile! E i boccoli ti stanno benissimo!! 🙂

    24 febbraio 2014 at 12:57 Rispondi
  • Letizia

    Io avrei scelto quella liscia raccolta sulla nuca e, per un’occasione molto particolare, la prima.
    Aaahhh, che bello sarebbe, potere avere un parrucchiere sempre a disposizione e poter cambiare testa tutte le volte che vuoi… 😉

    24 febbraio 2014 at 14:17 Rispondi
  • naty

    I capelli quando sono “restaurati ” da mani esperte sono belli, a me piace anche vedere
    le capigliature spettinate -un poco selvaggie o naturali ,in ogni caso dopo aver visto il video
    avrei voglia di una bella piega… (domani giorno di restauro)
    Ciao a fili,tutte/i,naty

    24 febbraio 2014 at 18:52 Rispondi
  • Laura L

    A me piacciono le tue onde (detto così fa un po’ strano!).
    In apparenza semplici da fare, in apparenza… appunto!
    Quando mi ci metto più che onde le mie sembrano un mare in tempesta!
    Baci da Laura eterna liscia

    24 febbraio 2014 at 18:55 Rispondi
    • Letizia

      Beata te, che FAI FINTA di essere terrorizzata ;)… per me, sedermi su quella poltrona è come andare al patibolo, anzi peggio :(…
      Comunque, foto fantastica! 🙂

      24 febbraio 2014 at 20:09 Rispondi
  • PuroNanoVergine

    Porca pupazza, sono passato di lì giovedì pomeriggio
    (verso le 5) e ho provato a vedere se c’eri (probabilmente
    eri a qualche sfilata).
    Ho sbagliato pomeriggio 🙁

    24 febbraio 2014 at 20:54 Rispondi
  • DB

    Cara Filippa,
    vorrei provare a stare dentro la realtà, come qualcuno consiglia, e parlarti del Festival di Sanremo che tanto ti piace.
    Nei primi anni ’90 l’Italia fu scossa da un fremito. Durò un paio di anni e lì per lì sembrò abbastanza profondo. In molti sembravano convinti che il Paese dovesse acquisire una migliore cognizione di sé, dovesse curarsi di cose più serie e concrete, dovesse rassegnarsi a una dimensione meno leggera, scomposta, frou-frou. Avevamo avuto per lunghi anni la ‘Milano da bere’, poi tutto il resto d’Italia era diventato da bere. Avevamo bevuto tanto, la sbornia ci aveva tramortito e solo Tangentopoli ci fece intendere che occorreva smaltirla alla svelta. In questo fremito anche il Festival di Sanremo apparve finalmente per quello che era sempre stato: un’enorme stupidaggine travestita da festa ‘nazional-popolare’, una fiera del banale, dell’inutile e del cafone. E’ vero, ogni tanto a Sanremo poteva capitare la bella canzone che tutti avrebbero cantato o l’apparizione di un personaggio interessante, ma andavano considerate le eccezioni che confermano la regola. Si iniziò dunque a discutere della sua abolizione. Se non ricordo male, il nodo della questione era se il Festival dovesse essere abolito punto e basta o sostituito da una rassegna musicale che avesse una proiezione internazionale, un carattere meno provinciale e pacchiano. Però il fremito si esaurì, arrivo il ’94 e iniziò il ventennio che quest’anno si compie e che -mutatis mutandis- sta per prorogarsi in un quarantennio, proprio oggi, sì, sotto i nostri occhi sempre appannati, sempre distratti.
    In tutto questo tempo di Festival ne ho visto pochissimo. Le immagini che conservo nella memoria sono quasi esclusivamente quelle viste sui quotidiani o negli spezzoni televisivi che vengono infilati dove capita, infinite volte, come citazioni di un testo irrinunciabile per la nostra stessa identità di popolo e di nazione: quasi che il Festival fosse una Bibbia, un Vangelo, una Divina Commedia, un Promessi Sposi, un Pinocchio, un Libro Cuore.
    Ricordo senza fastidio solo un’edizione con il Piero Chiambretti del periodo migliore, quello in cui faceva il portalettere o girava per le università con le sue squinternate ‘lezioni’. Solo quella edizione ricordo di aver seguito un po’ e con qualche sorriso.
    Mi sembra che in tutto questo tempo il dibattito sull’abolizione non sia mai più ripreso se non in forme timide, marginali e fuggevoli. Oggi quel dibattito andrebbe rilanciato con forza. Sarebbe onesto, civile e decoroso che fosse riproposto da chi ha realizzato le ultime edizioni, ovvero Fabiofazio e la sua Band*, possibilmente evitando la consueta montagna di idiozie sull’alto e il basso che si incontrano, sui famosi ‘linguaggi’, sulla famosa ‘contaminazione’ tra musica colta e musica pop etc.etc.etc. Insomma, quelle chiacchiere generiche, senza fondamento e -temo- in malafede tante volte ascoltate a CTCF. Sarebbe onesto, civile e decoroso dare per scontati alcuni punti essenziali che anche i bambini sanno: 1) l’alto e il basso cui allude confusamente Fazio sono sfere dell’esperienza non raffrontabili; 2) c’è una gerarchia di valori oggettiva e subito riconoscibile; 3) c’è un ‘alto’ che sta lì e un ‘basso’ che sta sotto e molto raramente qualcuno compie un moto ascensionale; 4) la dignità la bellezza e la poesia del ‘basso’ consistono nel fatto che sia lasciato tranquillo dov’è e che per nessuna ragione gli si attribuisca surrettiziamente un valore che non possiede.
    Sarebbe onesto, civile e decoroso…….

    DB

    * Il paesaggio interiore di Fabiofazio è costituito di sorrisi, canzonette e TV. E’ nato e si è formato così e, nonostante le addizioni successive, è rimasto sostanzialmente quello. E’ impossibile che Fazio riesca a essere efficacemente critico e autocritico in materia di Festival di Sanremo e/o di CTCF che poi sono quasi la stessa cosa. Chi nasce tondo non muore quadro e quindi non mi aspetto nulla di nulla. Invece, mi stupisce e mi addolora che nella sua Band abbia un ruolo Michele Serra e addirittura ne sia l’eminenza grigia e sorniona. Che Serra, formalmente, stia solo nella Band di CTCF o anche del Festival è ininfluente poiché le due realtà sono perfettamente omogenee e sovrapponibili. Mi chiedo seriamente cosa ci faccia Serra in quella compagnia. Tengo famiglia ? Che s’adda fa’ pe’ campa’ ? The wolf of Corso Sempione ? Fame di fama, denaro e potere ? Spero di vivamente no perché sarebbe un caso gravissimo di bulimia.

    24 febbraio 2014 at 21:27 Rispondi

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