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fitting room

Schermata 04-2456757 alle 09.07.14

Gioca con Planetfil e Timberland e vinci il look! Ti ispira di più la donna Urban Eclectic, Free Active o Funny chic? (ahh, vedete, non solo io uso l’inglese!) Timberland  ci da la possibilità di divertirci con la nuova collezione, partecipando al concorso Fitting Room [cliccate]! Sul sito potete scegliere tra i look (con la possibilità di vincere subito) o/e diventare una vera stylist, componendo un outfit con la possibilità di vincere un buono del valore di € 500,00 da spendere nei Timberland store! Mi sono iscritta e ho creato il look in apertura: potevano mancare le righe? 🙂 Bravi, risposta esatta! Se volete mandarmi (anche in link) le polaroid delle vostre creazioni virtuali potrei aggiungerli qui sotto, così ci divertiamo a capire i gusti di tutti! Sul Planet lo faccio sempre io, ora tocca a voi! Vi aspetto! kiss.fili

womenTimberland

polaroid

  • naty

    Camerino di prova…ho letto bene ??? cara fili caro Planet per iniziare la giornata , però brinderei (anche con succo di carota) per ricordare ” una giornata per me indimenticabile ” …ovvero la presentazione del libro
    “Io pedalo e tu??? ,spero che i miei neuroni non mi abbiano ingannato…Baci a tutte /i,Naty

    10 aprile 2014 at 11:48 Rispondi
  • Letizia

    Troppo divertente, questo giochino! Ho avuto qualche piccola incertezza perché ho provato diversi abbinamenti, ma per il momento ho deciso questo:
    http://www.timberlandswomen.it/outfits/completato/1117

    @Naty: tranquilla, stavolta la tua memoria non ti ha tradita! 🙂 Anzi, mi hai preceduta, perché anch’io avrei ricordato con piacere quel pomeriggio + serata memorabili! Per la serie NoiC’EravamoEVoi?… 😉

    10 aprile 2014 at 14:28 Rispondi
  • Alessandra

    10 aprile 2014 at 14:30 Rispondi
  • Alessandra

    Chiedo scusa, il mio outfit completo è questo:
    http://www.timberlandswomen.it/outfits/completato/1128
    (mancava la giacca!)

    10 aprile 2014 at 14:33 Rispondi
  • Giu

    @naty & Lety mi avete riportato indietro di un anno esatto! Grazie!
    http://www.planetfil.net/backstage/la-prima-volta.html
    E’ proprio vero che il tempo è una nostra invenzione 😉
    Baci, g.

    10 aprile 2014 at 17:11 Rispondi
  • naty

    Non amo i tatuaggi quale persona(semplice) scusate se lo scrivo…ma quello del 10.Aprile 2013 lo porto con me ,è bello perché è una cosa che hai e nessuno la vede…

    10 aprile 2014 at 17:43 Rispondi
  • DB

    Giochi innocenti e look creativo? Oggi pomeriggio, a Napoli, mi è capitata una cosa curiosa che riguarda i giochi (non tanto innocenti) e, in qualche misura, anche un look molto particolare. Domattina posso raccontartela ?
    Te lo chiedo prima di scrivere perché credo che sarà una cosa molto lunga (e molto napoletana).

    Grazie e buonanotte !

    DB

    10 aprile 2014 at 23:40 Rispondi
  • DB

    Te ne pentirai….
    Scherzo, spero di non fare troppi danni.
    Adesso vedo cosa ne viene fuori. A dopo.
    Grazie !

    11 aprile 2014 at 08:25 Rispondi
  • DB

    San Giuseppe dei Ruffi, all’angolo tra via Duomo e via dell’Anticaglia, è una delle chiese tardo barocche più belle di Napoli, ma pochi la conoscono. E’ fuori dal circuito turistico e la ragione è nella distanza di soli 30, 40 o 50 metri da Donnaregina, dal Museo Diocesano, dal Duomo, dal Tesoro di San Gennaro, dai Girolamini, da San Giorgio, dal Museo Filangieri, vale a dire lo stretto irrinunciabile per un turista che percorra i pochi metri della parte centrale di via Duomo. Questo minuscolo tratto di strada è sovraccarico come il resto della città. Napoli contiene, in spazi angusti, un’infinità di chiese, monumenti e palazzi mirabili, serrati uno accanto all’altro al punto da ispirare in noi un senso di sazietà e abitudine così riassumibile: ‘a rrobb’ s’ jett’ , ovvero, di roba ce n’è quanta se ne vuole ed è pure troppa. Questo sentimento molle e vizioso permea l’indole collettiva dei napoletani e la loro storia.
    San Giuseppe dei Ruffi è una delle mete delle mie fughe dall’ufficio. Di tanto in tanto mi accade di isolarmi per pensare agli affari miei, senza interruzioni e disturbi. Intendo proprio gli ‘affari’, nel senso delle questioni di lavoro: faccio mente locale a ciò che è importante, stabilisco una gerarchia che abbia una profondità, una proiezione futura, che resista alla routine quotidiana e alla folla degli impegni minuti. Per far questo mi basta un foglio bianco, una matita, una panca, il silenzio e qualcosa su cui posare gli occhi. E’ strano che per pensare in modo attento al lavoro io senta la necessità di allontanarmi dall’ambiente in cui lavoro. Chi mi vede entrare e uscire dalle chiese mi crede un devoto praticante in cerca di raccoglimento e di rapporto con il divino, ma sono ateo e mi confondo ai devoti solo per ragioni piccine e talvolta volgari. Entro ed esco con un sentimento di estraneità al mistero di quei luoghi, con pochi scrupoli e molta ‘cazzimma’ (in napoletano, spregiudicatezza, faccia tosta). Quando incrocio uno sguardo o avverto un’occhiata alle spalle manca poco che mi volti di scatto e dica: è vero, sono abusivo, non so cosa ci faccio qui, però mi aiuta, c’è qualcosa in contrario ?
    La Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi è parte di un complesso che comprende il Monastero di Clausura delle Perpetue Adoratrici del Santissimo Sacramento. Queste suore pregano in San Giuseppe dei Ruffi per l’intera giornata: a turno una per volta, assorte e silenziose per ore, oppure pregano tutte insieme, declamando i testi e cantando con voci delicate e intonate. Nella preghiera incessante le suore raccolgono le invocazioni che si levano da tanta parte del mondo che è oltre quelle mura. Fisse come statue, le si può vedere soltanto attraverso una cancellata che divide il transetto dalla navata. Oltre la cancellata non si va e solo da lontano si possono scorgere le bellezze dell’abside e dell’altare, gli affreschi della cupola, i marmi bruni, gli stucchi dorati e gli intonaci color verde pallido.
    Vado a San Giuseppe dei Ruffi quando è il tempo è bello e nelle prime ore del pomeriggio.
    Ieri alle 16 perché c’erano le condizioni necessarie: il sole molto forte e con l’inclinazione giusta attraversava le vetrate gialle della cupola e dava all’abside un effetto di luce e di colore che –secondo una mia suggestione del momento- indicava dove i nostri pittori dei secoli passati andassero a cercare luce e colore. Ieri mi sembrava di capire perché in certa pittura napoletana -dai primi del ‘600 in poi- l’aria e lo spazio che crediamo neutri e vuoti siano invece densi di pulviscolo, di materia e di umori. Penetravo un segreto della grande pittura? Era un’intuizione critica ? O volevo confortarmi all’idea di non essere l’unico frequentatore abusivo di chiese, l’unico disturbatore di estasi religiose, l’unico che va lì per i comodi suoi ?
    Sono arrivato quando dietro la cancellata c’erano tutte le suore, in piedi e divise in due gruppi disposti uno di fronte all’altro. Erano una trentina, leggevano Sant’Agostino e altre scritture da un corposo breviario e cantavano sulle note di un organo dal bel suono. Dalle diverse fogge degli abiti e dal modo in cui -dopo la funzione- si sono ritirate, ho potuto ricavare quattro ordini di anzianità e di ruolo: ragazze giovani senza velo con capelli corti in gonna e golf scuro, ragazze giovani con velo bianco-panna e abito dello stesso colore, donne meno giovani con velo nero e abito bianco-panna, infine, donne con velo nero abito bianco-panna e sorprendente tunica di colore rosso ciliegia. Ragazze e donne sembravano tutte straniere: asiatiche, latino-americane, anglosassoni e forse slave. Finiti i canti e le letture, le suore sono rientrate in convento, sfilando davanti alla cancellata con studiata sequenza: sembrava un’uscita di scena. Solo una giovane vestita interamente di bianco è rimasta lì e si è inginocchiata di fronte all’altare per non interrompere l’adorazione perpetua e il rapimento della preghiera. Mi sono chiesto quanto teatro di devozione, docilità e mitezza, quanto sacrificio di carne e di sangue quella giovane e le sue compagne offrano al Divino, ai devoti, al mondo intero e finanche alla mia estraneità.
    Ieri pomeriggio nella navata eravamo soltanto in sei o sette devoti o presunti tali. La Chiesa è sempre semideserta perché pare che i devoti, con rare eccezioni, preferiscano non pregare in prima persona. Si dice che le suppliche siano più efficaci se inviate al convento per posta o infilate -nero su bianco- in apposita cassetta o persino dettate al telefono ad una suora ‘centralinista’. In questo modo, i devoti consegnano le suppliche alle Perpetue Adoratrici e si affidano al tramite delle loro menti e dei loro corpi. La regola severa della clausura preserva quelle menti e quei corpi da corruzioni e impurità mondane, li rende perfetti e quindi più prossimi al Divino.
    Pare che le suppliche siano moltissime e provengano dalla città brulicante e dolorosa che, tra vicoli e vicarielli, si svolge intorno alle mura del convento. Presumo che i pochi fedeli di ieri provenissero anch’essi da quella città, ma appartenessero alla minoranza che non si affida alla mediazione delle suore e preferisce il ‘fai da te’ della supplica al Divino, il modo più diretto di rappresentare la propria vicenda umana, la fatica e la pena che la pervadono. I due uomini in piedi davanti a me appartenevano sicuramente alla minoranza autogestita. Uno piccolo, pelle olivastra e capelli neri impomatati, a sinistra, uno grosso, anziano, quasi calvo, a destra. Quest’ultimo era posseduto da un fervore irresistibile. Pendeva dalle labbra delle suore, ne seguiva la preghiera sillaba per sillaba, ma vi aggiungeva una gestualità febbrile e scomposta: sollevava sul capo le mani giunte e poi, con forza, le precipitava in avanti come a percuotere l’aria con una lancia, oppure, con un aspersorio spargervi schizzi di acqua santa. Non osavo pensare che la smania dell’uomo anziano potesse lambire le suore ed ero certo che fosse rivolta, piuttosto, alla cancellata che segna l’incolmabile distanza tra il mondo e quelle donne.
    L’uomo anziano, dopo molti minuti di frenesia, si è placato e si è seduto sulla panca. Poi si è rialzato ed ha fatto un passo verso l’uomo piccolo dai capelli neri. Si sono scambiati un gesto d’intesa e dopo un attimo l’uomo piccolo ha tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un foglio bianco piegato in quattro. Tendendo la mano lo ha consegnato all’uomo anziano che è tornato a sedersi proprio davanti a me. Ha aperto il foglio ed ha iniziato a leggere. L’intesa tra i due e quel foglio mi avevano sorpreso, non ho resistito ed ho allungato anch’io lo sguardo su quella pagina dattiloscritta, per pochi attimi perché l’uomo anziano l’ha subito ripiegata e infilata in qualche tasca della sua giacca sdrucita. Tuttavia, ho fatto in tempo a leggerne alcune righe: Crystal Palace – Aston Villa, Stoke City – Newcastle, Numancia – Saragozza e ancora altre partite di pallone, altre squadre spagnole e inglesi. Accanto alle squadre, cifre e segni: 1 X 2…..
    “E questa che razza di roba è ? Le scommesse sportive ?” Ammetto di esserci rimasto come un fesso: “Ed io che vedendo il foglio pensavo alla supplica scritta o al testo di una preghiera, di una speciale orazione….E proprio qui e ora lo dovevano fare? “
    L’uomo anziano si è alzato di nuovo in piedi ed è tornato a immergersi e fremere nella perpetua adorazione. Poi, è andato via, ma lo ha fatto inchinandosi e indietreggiando a passi incerti fino alla porta, senza mai dare le spalle alle suore e all’altare. Mi sono voltato per guardarlo ed ho visto una faccia beata come quella dei pellegrini che tornano dalla Madonna di Montevergine cantando:”Simm’ jute e simm’ venute, quanta grazzie c’avimm’ avute…”.
    E dunque alle scommesse si riduceva la supplica? Come nei quiz televisivi, un ‘aiutino’ per rimediare un po’ di quattrini? Dev’esserci un rapporto tra la devozione religiosa e i giochi d’azzardo, ma io non sono un antropologo culturale e questo rapporto non so ricostruirlo. Oppure i due uomini trafficano in scommesse clandestine e profittano di San Giuseppe dei Ruffi e delle Perpetue Adoratrici per scambiarsi di nascosto documenti illeciti? E se fosse così, vorrebbe dire che qualcuno è molto più abusivo di me?

    DB

    Segue appena possibile….

    11 aprile 2014 at 09:28 Rispondi
  • DB

    So che ti preoccuperai, ma il racconto di ciò che ho visto ieri ha un seguito.
    La seconda parte è difficile da scrivere. Stamattina per la prima parte è bastata un’ora circa, ma la seconda richiederà di più. Non so se trovo il modo tra domani e domenica.
    Ti anticipo che nella seconda parte ci sono soprattutto criminali…

    Abbracci,

    DB

    Post scriptum: non ti sei mai occupata di abbigliamento per i religiosi. Penso che dovresti occupartene. Di varie confessioni: tutti i tipi di cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti etc.), ma pure ebrei e musulmani. Tanto per rimanere alle religioni monoteiste. Se poi ti vuoi allargare alle altre…

    12 aprile 2014 at 00:18 Rispondi
      • DB

        Vedo di fare il possibile per la seconda puntata. Oggi e domani, a parte tutto il resto, devo cucinare per gli amici….

        Capisco le tue ragioni e le rispetto. Però, poteva essere un modo per visitare un mondo distante da noi e rendergli un omaggio affettuoso.
        Quelle suore e la loro clausura colpiscono molto.

        Buon fine settimana !

        12 aprile 2014 at 11:39 Rispondi
          • DB

            Non c’entra niente con le suore di clausura.
            Trovata dopo aver letto un’intervista a J. Turturro su Repubblica di oggi.
            E’ una bella canzone di Domenico Modugno in una versione inattesa.
            http://www.youtube.com/watch?v=7VHMbzOTwAc

            Torno ai fornelli…

            DB

            12 aprile 2014 at 15:31
  • PuroNanoVergine

    Qualcosa con le suore ci azzecca visto che a cantare è Vanessa PARADIS 🙂

    13 aprile 2014 at 08:07 Rispondi
    • DB

      Caro PNV,
      è vero ! Avevo notato anch’io e volevo aggiungere ‘a dispetto del nome’, ma è rimasto nella penna, anzi nella tastiera.
      Forse la frase è rimasta incompleta per la gioia di nominare -finalmente !- un personaggio che rimanda al mondo è più vicino all’attenzione di Filippa (come di tutto il blog, direi). Non sapevo chi fosse la Paradis e solo ieri ho scoperto che è materia per vippologi, personaggio dello star-system, fidanzata di celebri divi. E poi canta pure benino…

      Un saluto cordiale e buona domenica !

      DB

      13 aprile 2014 at 11:11 Rispondi
  • DB

    Cara Filippa,
    tu in particolare rovineresti anche San Vincenzo Ferrer al quale vorrei tanto somigliare ( grande mistico e predicatore spagnolo di fine ‘300 molto popolare a Napoli dove è soprannominato ‘o Munacone).
    Però, se riesco a scrivere la ‘seconda parte’, capirai che mi sono rovinato da solo e da molto tempo.

    Buona domenica e buon lavoro !

    DB

    13 aprile 2014 at 13:28 Rispondi
  • PuroNanoVergine

    Cara Filippa,
    dobbiamo proseguire nella missione di “POPpizare” DB che, ne sono sicuro,
    prima o poi passerà dall’ascolto della musica barocca a quello di Justin Bieber 🙂

    (DB, faccio lo stupidino, perdonami. Attendo curioso la seconda parte
    del racconto…)

    13 aprile 2014 at 21:39 Rispondi
  • DB

    Ma no, figurati….Di cosa dovrei perdonarti ? La battuta ci stava tutta.
    A mia volta ho cercato di rispondere con una battuta. E poi, dopo aver visto qualche foto, ammetto che non è tanto deteriore conoscere questa Paradis.

    La seconda parte ? Per un non-narratore è difficile descrivere certi personaggi e certe realtà. Però ci provo, o stasera o domani a quest’ora.

    Buona settimana a te e a tutti !

    DB

    14 aprile 2014 at 07:41 Rispondi

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