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  • Ale

    Fì…
    un pò trp lungo ma va bn!
    continua cosi!

    2 dicembre 2013 at 09:51 Rispondi
  • DB

    Cara Filippa,
    non ho seguito la puntata di ieri sera, ma stamattina ho visto che c’era Slavoj Žižek. Uomo spiritoso e molto popolare anche quando affronta questioni complicate. In passato ho letto qualcosa di suo: uno dei temi che affronta è il ‘consumo’ di erotismo, la finta libertà sessuale della pornografia etc.etc.
    Anche stavolta si sono messi in moto i meccanismi della mia memoria….

    Sono stato uno degli organizzatori di “Galassia Gutenberg”, una fiera del libro che si è svolta alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 1990 fino a pochi anni fa. Nelle prime sette o otto edizioni il mio impegno fu intenso, poi andò riducendosi. Galassia nacque uno o due anni dopo il Salone del Libro di Torino, ma senza velleità competitive. Piuttosto si pensava ad una integrazione, ma loro non ne vollero mai sapere. Le differenze tra il Salone e Galassia erano tre: 1) loro avevano i quattrini e noi no; 2) loro avevano il sostegno delle Istituzioni e degli Enti Locali e noi no; 3) loro avevano l’adesione dei grandi editori e di tutto il sistema mediatico e noi no. Eppure avvenne che la formula fieristica e la proposta culturale di Galassia fossero più imprevedibili e innovative. Galassia era un happening con oltre 100 attività in 5 giorni tra mostre, convegni, presentazioni, spettacoli, concerti. Era un gran casino, ma a me piaceva da matti ed ero convinto che ci fosse del metodo in quella follia.
    Galassia soffriva delle poche risorse, però questa fu la vera ragione della sua vivacità e dello sforzo creativo compiuto da tutti i soggetti –innumerevoli- che riuscimmo a coinvolgere, nonostante diffidenze e ostilità. Soprattutto, pativamo la sufficienza dei media nazionali. Magari un po’ ci filavano, ma solo perché in Galassia c’erano tante idee e ‘visioni’ originali.
    Da noi –come al Salone di Torino- era previsto che ciascun editore esponesse la sua produzione, ma l’offerta libraria era organizzata anche per ‘aree tematiche’. In pratica, i libri erano esposti non solo editore per editore, ma anche per argomento. Nella seconda edizione una delle aree tematiche era dedicata a “Letteratura rosa e letteratura erotica”.
    Tra le attività legate al tema, avevamo organizzato un convegno che facesse da cornice alla presentazione del film di Tinto Brass “Paprika”. Il produttore assicurò la presenza di Brass e delle attrici. In più, Moana Pozzi come ‘testimonial’. A me sembrava una trovata divertente- una delle molte di Galassia- tanto per fare un po’ di ammuina.
    ****************
    E’ il tardo pomeriggio e sono già arrivati i relatori al convegno/presentazione di “Paprika”. Galassia è nell’ora di punta: sono migliaia le persone negli stand e negli altri spazi. Io sono nell’ufficio dello staff. Mi viene voglia di un caffè e di una sigaretta. Per fumare esco fuori e mi fermo accanto ad un ingresso secondario. Sento voci alterate alle mie spalle. Vedo una figura femminile -alta, lunghi capelli color miele, pelliccia di visone- discutere col vigilante che sta a quell’ingresso. La donna non può entrare perché non ha biglietto. Ne scorgo il profilo e riconosco la Pozzi. Dico al vigilante che la signora partecipa ad un convegno e quindi è nostra ospite. Lei si volta e mi ringrazia con un lieve sorriso. Faccio strada e la invito ad entrare nell’ufficio che è proprio lì. Fino a poco prima c’erano le hostess e altri dello staff. Cerco qualcuno che conduca la Pozzi al suo convegno, ma non c’è nessuno, sono scomparsi tutti. “Paprika” si svolge in una sala all’altro capo del lunghissimo percorso di Galassia. Si tratta di fare centinaia di metri e di incrociare migliaia di persone. Francamente, non ne ho alcuna voglia. Avverto la Pozzi che non c’è qualcuno che la porti lì e c’è da attendere qualche minuto. Mi guarda storto, ha l’aria di dire “E perché non tu ?”. E’ contrariata e si vede. La guardo da capo a piedi ed è molto bella. Naso e zigomi sono già passati dalle mani dei chirurghi, ma rimane una giovane ragazza, con la pelle chiara e luminosissima. Gli occhi sono grandi e verdi. Mi colpisce lo sguardo risentito, ma ci vedo pure un velo di malinconia. Mi chiedo se è il particolare frangente o è sempre così. Restiamo in silenzio, uno di fronte all’altra. Non è più risentita, mi avvolge nella nuvola del suo profumo e attende -sicura- che io mi arrenda e la accompagni. Io penso a varie cose: la pornografia è un moderno ‘oppio dei popoli’; lei è la gran sacerdotessa di un culto oscuro e corrivo; il quel culto non c’è alcuna liberazione ma soltanto soggezione; infine mi sovviene che qualche giorno prima era andato a fuoco un cinema a luci rosse di Torino dove davano un suo film, erano scappati tutti meno uno che s’era addormentato ed era stato salvato a stento dai pompieri: il tizio dormiente mi dà ragione, la mia non è una ribellione narcisistica e solitaria, acquisto sicurezza di fronte alla maga di ogni incantesimo erotico. Sono già passati lunghi istanti quando si apre la porta dell’ufficio. E’ Pasquale l’elettricista, cerca qualcosa, ma io lo blocco e gli chiedo di accompagnare la signora. E’ un omone paonazzo in volto e sempre agitato. Non gli sembra vero e si agita ancora di più. La Pozzi mi dà un ultimo ed enigmatico sguardo: forse vuol dire “T’è andata bene” oppure “Ti sei tolto lo sfizio” oppure “Quanto sei stronzo”. Però ritorna il lieve sorriso e ancora quel velo di malinconia.
    Dopo una mezz’ora mi dirigo anch’io verso “Paprika”, ma nella sala non si può entrare, c’è una gran folla. Noto una giovane mamma, sopra la trentina, abbigliata sexy e molto truccata. Accanto ha la figlia adolescente, abbigliata sexy e molto truccata. La ragazzina ha un poster di Moana e sono lì per un autografo. Mi chiedo se la mamma abbia chiaro in quali arti sia maestra la Pozzi. La ragazzina probabilmente sì, ma lei? Di sicuro Moana non è una cantante rock, una campionessa dello sport o una scrittrice di romanzi rosa. La risposta è chiara: ormai anche il porno produce pop-star, merci e consumi per tutti come le canzonette, il cinema e la TV. Da vizio privato il porno è divenuto pubblica virtù. La mia è dunque una ribellione narcisistica e solitaria. E questi pensieri mi persuadono di essere solo uno stupido snob.
    *****************
    “Paprika” ebbe uno svolgimento inatteso e tumultuoso. Ecco una cronaca dell’epoca:
    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/02/21/legittimi-lo-stupro.html?ref=search
    Il risultato di tutto l’ambaradan fu che: 1) il mattino successivo stavamo sulla prima pagina di Repubblica, di altri quotidiani e in vari telegiornali; 2) i media smisero di considerarci con sufficienza perché -finalmente- producevamo pane per i loro denti; 3) molti credettero che la Pozzi e Brass fossero ospiti fissi e dessero la loro cifra all’intera manifestazione; 4) dopo Galassia la Pozzi si accreditò come ‘femme savante’, pornodiva intellettuale, cortigiana raffinata e colta, al punto di essere chiamata da Sylvano Bussotti per una messinscena dei Carmina Burana.
    Insomma, quello di Paprika, di Brass e della Pozzi fu un colpo di fortuna per la famosa ‘visibilità’, ma al tempo stesso quella ‘trovata divertente’ -una delle molte di Galassia- indicò l’amaro paradosso della nostra informazione culturale.

    2 dicembre 2013 at 12:34 Rispondi
    • DB

      Žižek in alcuni scritti sostiene che la pornografia, il consumo di erotismo etc.etc. sono inganni del Potere che -in questo modo- determina desideri e comportamenti spacciandoli per una manifestazione di autonomia e libertà che invece è solo illusione. Però, al tempo stesso, dobbiamo osservare che Žižek è divenuto popolare perché parla (anche) di sesso, erotismo, pornografia……
      Se avesse continuato a occuparsi di Marx e Lacan -per dire- in modo tradizionale e ‘serio’ sarebbe stato apprezzato solo in ambienti ristretti e non sarebbe divenuto una star internazionale.
      Vediamo, dunque, che tutto è ambiguo. Che toccherebbe all’informazione culturale disvelare i trucchi e le ambiguità, ma avviene esattamente il contrario.
      Ciò che raccontavo di Galassia Gutenberg voleva proprio riferirsi ai limiti dei media e al loro rincorrere l’ovvio il già noto e il banale. Quando va bene rincorrono lo scandalo.

      Circa la cronaca dei nostri giorni, si resta davvero senza parole. Hai ragione tu.

      DB

      2 dicembre 2013 at 13:19 Rispondi
        • DB

          Credo che non bisogna stancarsi di insegnare i limiti e i valori -come dici tu- dando degli esempi concreti. I ragazzi guardano molto i genitori, ne riconoscono le qualità e le debolezze e -nel bene e nel male- finiscono per imitarli. Parlo per approssimazioni, ma spesso è così. E’ certo che un genitore non può fare altro che dare il buon esempio. Può servire oppure no. Può essere che ciò che di buono avviene tra le mura domestiche venga vanificato appena i ragazzi mettono il naso fuori di casa o vanno in rete. Ma non ci sono alternative reali.

          Altra cosa sulla quale insistere, a mio parere, è insegnare ai ragazzi a diffidare della modernità a tutti i costi, ad essere critici verso quello che viene proposto (e imposto) come mainstream, come pensiero egemone, come spirito del tempo. Insegnare ad essere un po’ eccentrici e controcorrente. In genere, la ricerca dell’originalità appassiona i ragazzi.

          DB

          2 dicembre 2013 at 14:32 Rispondi
        • DB

          Sono d’accordo: certe forme di femminismo non sono servite a nulla, salvo le carriere di alcune militanti femministe. Quelle che aggredirono Tinto Brass erano capeggiate da una nota psicologa romana, donna bella e ambiziosa. Fu una cosa preordinata: cercavano l’occasione per farsi pubblicità e autopromozione. La nota psicologa, soprattutto.

          2 dicembre 2013 at 14:49 Rispondi
          • manupia

            non è che il femminismo non è servito proprio a nulla, se non fosse che gli hanno tarpato le ali, se guardiamo bene, sessualmente parlando, le donne si incontravano, parlavano del loro corpo del loro piacere … peccato che poi l’hanno commercializzato e tutto sfumò … e oggi le ragazzine secondo me ne sanno molto meno nonostante i mezzi perchè i messaggi sono tutti sbagliati, quello che importa loro è piacere essere belle avere successo senza fare fatica, e il loro piacere??
            pensano sia quello …

            2 dicembre 2013 at 15:23
          • DB

            Cara Manupia,
            mi riferivo a “certe forme di femminismo”più propagandistiche (e opportunistiche) che sostanziali.
            Personalmente, rimpiango gli anni in cui il rapporto tra uomo e donna era paritario e libero dagli schemi imposti dall’ordine sociale, dalla morale comune, dall’invadenza clericale etc.etc.
            C’è stato, effettivamente, un’epoca in cui la sessualità femminile era vissuta in modo pieno, libero, non conformista, consapevole. Credo, però, che siano stati gli anni ’70 quelli in cui le donne si siano guardate allo specchio e abbiano scelto di conoscersi, individualmente e collettivamente.
            Ripensando a quegli anni, mi chiedo come sia stato possibile che la società italiana abbia compiuto dei passi indietro così giganteschi. Oggi la condizione femminile è precipitata in un punto bassissimo.
            Comunque sia, negli anni ’90 la deriva era già quella che ci ha condotto alle tristezze di oggi. In qualche modo, il mio ricordo voleva darne conto.

            DB

            2 dicembre 2013 at 16:04
  • Letizia

    Non ho visto il programma dall’inizio, ma più tardi recupererò, anche per vedere l’intervento di Slavoj Žižek che, da quanto leggo, ha ‘dato il la’ ad una corposa discussione… 😉
    Il tuo pensiero, Fili, non fa una grinza e sono d’accordissimo, io non sarei riuscita ad esporlo meglio di te. Anch’io ieri sera ho intravisto quel servizio e davanti a certe cose rimango sempre più perplessa, per non dire peggio…
    Già, il problema è che oggi sembra quasi tutto ‘normale’, e proprio per questo il quadro è ancora più desolante.

    Alleggerendo i toni, il tuo abito era davvero delizioso, anche se confesso che il colore non mi fa impazzire… e intanto mi è caduto l’occhio su quelle meravigliose scarpe b/n! 😉

    2 dicembre 2013 at 14:20 Rispondi
    • manupia

      mi associo …. avete già detto quasi tutto e mi trovate ovviamente d’accordo …
      ieri ho fatto questa riflessione a proposito dei modelli di riferimento dei giovani … trasmissioni demenziali come quella di B.D’Urso che propone una sfigata come Nike Rivelli che dopo anni che non se la caga nessuno trova il solito vecchio modo di far parlare di sé, cioè nuda su instagram e da lì gran rumor … si ma poi …. possibile che cambiamenti in senso positivo in questi senso non ce ne siano ???
      Lucignolo non riesco nemmeno a guardarlo mi infastidisce …

      la polemica manupia 😉

      2 dicembre 2013 at 15:08 Rispondi
      • manupia

        io non ho figli e quindi mi sento “fuori” da tanti problemi, però non riesco a rimanere indifferente… ho visto un’intervista in tv a ragazzine dove dichiaravano di sentirsi apprezzate solo dai mi piace da facebook e dalla popolarità guadagnata dai social e i gli unici complimenti che desideravano riguardava l’aspetto fisico ….
        se per primi i genitori non danno esempi diversi dalla scuola e società non si salvano ….

        2 dicembre 2013 at 15:13 Rispondi
    • Tiziana

      Buonasera Planet,
      ho appena letto i vari commenti che hanno seguito il racconto di DB. Se posso dire la mia, penso anch’io, come Letizia, che oramai tutto purtroppo sembra normale. Il limite che ci imponiamo di volta in volta per definire dove sia la dignità si sposta sempre con più facilità e sempre più in fretta. Tutto è mercificato: tutto ha un prezzo, tutto è esposto in vetrina e tutto è in vendita. Da qui la tragica realtà così ben descritta da Filippa e anche la svendita del proprio corpo e dei propri principi. Perché ogni mattina devo vedere sulla statale il cartellone pubblicitario di un’azienda di macchinari che espone una bella ragazza nuda? Che relazione c’è? E perché anche in chiesa devo sentire durante l’omelia il prete che si lamenta delle offerte definendole “tante belle monetine che fanno peso ma che non hanno sostanza, mettete una mano sulla coscienza e donate ogni tanto qualche banconota”? Anche qui è arrivato il cartellino dei prezzi? Non dovrei essere valutata almeno lì non per il prezzo che posso pagare ma per quanto porto nel cuore? Scusate lo sfogo…

      2 dicembre 2013 at 20:22 Rispondi
      • Letizia

        @Tiziana: hai TUTTA la mia solidarietà, come darti torto? La penso esattamente come te (e Manupia), e l’esempio che hai fatto tu dimostra quanto sia sempre più triste constatare cosa non si fa per avere un po’ di attenzione, fino a rasentare lo squallore e la volgarità gratuita. Non parliamo poi della storia del prete, c’è da restare basiti… l’ipocrisia e l’avidità imperano…

        @Manupia: ti godo troppo quando sei così inc…! 😉

        2 dicembre 2013 at 23:37 Rispondi
  • manupia

    dimenticavo …. l’abito secondo me ha un gusto più estivo me lo vedrei con un sandalo piatto e abbronzatura….

    kiss manupia

    2 dicembre 2013 at 15:17 Rispondi
  • Laura

    Vestito molto bello!

    2 dicembre 2013 at 16:00 Rispondi
  • naty

    Il verde,le perline,carino,lo vedrei bene anche per me,con i sandaletti bassi(copio da manupia) e abbronzata ,a spasso sul lungo mare di ..Baia..(magari!!!)
    Buona serata Planetfil,naty

    2 dicembre 2013 at 18:41 Rispondi
  • lapaz

    buttate in mare le televisioni.. vedrete come si vive meglio!

    2 dicembre 2013 at 21:53 Rispondi

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