Vi presento Debra. Ah, no Barbara non ha cambiato nome, Debra è il mio simpatico caftano, firmato ToryBurch è attualmente in saldo QUI.
Trovo che il caftano sia il pezzo d’abbigliamento perfetto. Può essere elegante o casual, leggero o più pesante, di sera o di giorno, sei coperta ma svela giusto un po’. Marta Marzotto aveva proprio ragione!
♥
Elena
È davvero bello, poi indosso a te…ma eccessivamente costoso anche in saldo.Quel vestito che indossavi mentre raccoglievi le more invece di che marca è? Grazie è bello assaporare le atmosfere, i paesaggi, i sapori e le bellezze della lifeonthehill
fili
il vestito a quadretti è di Henry Cotton’s. per merenda more e gelato, slurp!
baci! fili
Letizia
Bellissimo modello e bellissima fantasia! Sembra fatto apposta per te!
fili
Adoro i caftani… questo potrebbe essere eccesivamente pesante, foderato e molto lungo… ma li trovi d’estate in tanti colori e materiali, perfetti per portare sopra il costume ma anche per una serata particolare. baci! f
Anna Cutrona
Siete troppo Belleeeeeeeeee Spettacolo vi Amoooooo ❤❤❤❤❤❤❤❤@BarbaraSnellenburg unicaaa ⭐
Laura C
Effetivamente come li portava Marta nessuno mai…
Eppure io vado x il kimono di Barbara, bellissimo!
Abbraccio forte
DB
Cara Filippa,
mi dispiace rovinare questo tuo post così bello, però la colpa non è mia.
La colpa è di Giu il quale, all’inizio del mese, ha detto che si aspettava una mia “bustina di Minerva” e, visto che è così cortese, non ho voluto deluderlo.
Invece di una bustina è venuta una bustona. La divido in tre parti.
Un saluto affettuoso,
DB
DB
Ferrari 1
Quando sentivo questo nome il primo pensiero non andava alle prestigiose autovetture -orgoglio e vanto della Nazione- ma allo spumante o a quella signora bionda che in TV parla di pallone issata su un trespolo.
Che la Ferrari sia, soprattutto, una marca di auto sportive e costose me lo ha ricordato una circostanza familiare.
Uno dei fratelli di mia madre, G., morto qualche anno fa, aveva sposato R. , figlia di un generale dell’esercito e di un’ispettrice scolastica. Da R. aveva avuto un unico figlio, F., che è, pertanto, mio cugino di primo grado.
Zio G. fu un uomo d’affari abilissimo -e qualcuno dice disinvolto- che negli anni ’70 e ’80 cumulò una grande fortuna finanziaria e un patrimonio immobiliare impressionante. Morì tragicamente e ogni ricchezza fu ereditata dalla moglie e dal figlio.
Madre e figlio hanno amministrato l’immensa ricchezza in modo oculato e non senza ruvidezze nei confronti dei sottoposti: servitù, impiegati, inquilini, fornitori e collaboratori di ogni tipo. Tuttavia, hanno intervallato la parsimonia con i lussi plateali che oggi vediamo solo nelle rockstar, nei calciatori e nei miliardari più esotici. Munificenze generose e sorprendenti perché i due non si contentano di comandare: cercano lo stupore, l’ossequio e l’adulazione.
Mi chiedo spesso quante giravolte faccia nella tomba lo zio G. che era sì persona esigente, ma alla mano con tutti, distinta e molto riservata.
R. -mia zia acquisita- di recente ha compiuto ottantatré anni. Ancora adesso è una donna di bella presenza e forte carattere. Fino ad alcuni anni fa andava in giro per Napoli abbigliata e ingioiellata, con macchine decappottabili, anche nei quartieri più popolari, riscuotendo le pigioni delle innumerevoli case in affitto, incurante di rapinatori, scippatori e ‘occhi secchi’ . La zia R. si rivolge a tutti con imperio e ha un carattere volitivo e testardo. Non esprime mai opinioni o pareri, bensì pronuncia sentenze senza appello. Ha la voce tipica e le inflessioni della napoletana alto-borghese. Sillaba in modo stentoreo ogni parola. Qualche tempo fa, durante una riunione familiare, ha interrotto un suo prolungato e insolito silenzio e ha buttato lì una frase sibillina “ Quan-ta brut-ta gen-te ci sta in gi-ro”. Io ero seduto accanto e ho sentito distintamente la frase. Pensavo che l’avesse come o con qualcuno dei presenti. In realtà non l’aveva con nessuno, ma con l’universo mondo e in particolare con quella porzione dello stesso che non è pronta alla riverenza incondizionata. E’ una porzione esigua, ma resiste alla maggioranza di chi è abbacinato dalla ricchezza e, pur non godendone, si adatta a vivere nel suo cono di luce.
Il cugino F. è più abbordabile, anzi, lo si può considerare un ragazzone di una certa età. Abbiamo gli stessi anni, siamo cresciuti insieme, gli voglio bene. Certo, neppure lui ha un carattere docile. La madre dice che è un ‘venciuto’, anzi ven-ciu-to, che vuol dire uno abituato ad averla vinta, viziato, capriccioso. Forse è vero, ma alterna i vezzi del figlio di buona famiglia con slanci e tensioni che la madre non conosce. F. è capace di attenzione al prossimo e di ansie spirituali. Spesso questi sentimenti sono esibiti vistosamente e ciò lascia dubbi sulla genuinità. Tuttavia, io dico che il dubbio è meglio del niente accertato. F. si è sposato a 45 anni. Dopo svariate fidanzate, ha scelto una donna parecchio più giovane ma dall’aspetto dimesso secondo il criterio che “la brutta non tradisce”. Anche la moglie era avvocato e ciò -nel programma di F.- doveva consentire un efficiente ‘casa e bottega’, come in realtà è stato fino a pochi mesi fa. Del programma facevano parte anche due figli, puntualmente arrivati e oggi adolescenti. Ricordo come fosse ieri quando F. mi confidò che s’era stancato delle stravaganze, che aveva messo la testa a partito, che stava selezionando una moglie, che voleva mettere su famiglia e assicurarsi una discendenza. Gli feci notare che non mi pareva una grande pensata perché s’era deciso tardi, perché era vecchio per fare figli e perché in quel programma ci aveva messo troppa strategia. Obiettai che il quell’eccesso di calcolo ci vedevo la mano materna, ma lui negò e mi rispose seccato che doveva pur sapere a chi lasciare le proprietà. Dal suo rapporto ottocentesco e quasi verghiano con la ‘roba’ e dall’idea ingenuamente dinastica ricavai che quell’improvvisa avvedutezza era solo l’immagine rovesciata della sua bizzarria. Insomma, o da playboy o da pater familias, confermava di essere uno spirito meccanico e semplice, tanto da lasciare disarmati.
DB
Ferrari 2
Qualche mese fa è accaduto un fatto: al cugino F. è stato diagnosticato un tumore al cervello. Svariati consulti in giro per l’Italia, operazione chirurgica, analisi istologica e infine il verdetto: il tumore è dei più insidiosi.
Mi limito al fatto nudo e crudo, tralascio i dettagli ed evito ogni patetismo. Dico solo che dai primi giorni di maggio anche per me abitudini e programmi sono cambiati. Da allora, compatibilmente con tutto il resto, seguo le alterne vicende della malattia e delle terapie, con alti e bassi, cadute e parziali risalite.
Vado a trovare il cugino F. quasi tutti i giorni. Quando se la sente, usciamo a fare quattro passi o un giro in macchina. La malattia ha danneggiato braccio e gamba sinistri. Eppure lui si agita, tende a strafare, cerca di essere com’è sempre stato. Io gli dico di stare calmo, di badare all’indispensabile, di guardarsi intorno con lentezza. E’ sicuro che, a questo mondo, le smanie servono a poco. Forse serve la calma oppure non serve nemmeno quella.
La malattia gli ha modificato anche lo sguardo che da febbrile si è fatto malinconico. Alle volte mi sembra che F. abbia gli occhi di un vitello che viene condotto al mattatoio. Tuttavia, sopravvivono in quegli stessi occhi lampi frequenti dell’indole concitata e capricciosa.
Uno dei molti pomeriggi, verso la metà di luglio, ero a casa sua e c’era anche la madre. Tra i due c’è un legame d’acciaio, ma conflittuale. Litigano per ogni inezia. La zia R. ha la vocazione naturale della scassacazzi. Il cugino F. reagisce alle continue provocazioni. Date le odierne circostanze, mi attenderei comportamenti più sobri, ma per i due tutto sembra continuare come se niente fosse accaduto e come se niente dovesse accadere.
Qui viene fuori l’altro fatto rilevante: le persone restano quelle che sono anche quando il mondo gli crolla addosso.
Prima o poi la genetica e qualche scienza affine ci spiegheranno che il carattere e il comportamento degli individui sono in minima parte determinati dall’ambiente, dall’educazione, dall’esperienza. Ci dimostreranno, invece, che tutto è scritto dentro di noi sin dal concepimento. Insomma, sarà la scienza a dirci con precisione perché chi nasce tondo non muore quadro.
Spesso madre e figlio mi chiedono di prendere posizione nelle controversie, ma rispondo che mi pronuncio solo se scorre il sangue e dinnanzi a un magistrato. Ho capito che i due hanno un modo misterioso di sedare i tumulti e ricomporre ogni contrasto. Quindi il sangue non scorre mai e io mi risparmio il coinvolgimento attivo nelle liti infinite e aggravate dai futili motivi.
Anche quella sera mamma e figlio litigavano. Non sapevo perché, non mi interessava, ero intento ad altro. C’era il televisore acceso, forse commentavano qualcosa. Sentivo pronunciare il nome Ferrari. Era tutto un Ferrari su, Ferrari giù. Lo pronunciava la zia R., Fer-ra-ri, e lo ripeteva il cugino F. , con quella sua ‘r’ che scivola nella ‘v’: Fevvavi.
Litigavano per lo spumante ? E’ possibile, sono capaci persino di questo. Oppure per la conduttrice televisiva e i suoi capelli, il trucco, gli abiti fasciati e sgargianti? Forse la Ferrari piaceva al cugino F. e la mamma contestava? Anche questo era più che possibile. Visto che la diatriba andava avanti, mi voltai verso il cugino che con la mano funzionante mi fece segno: dopo ti spiego tutto……..
S’era fatto tardi, volevo tornare a casa , salutai e presi accordi per la sera successiva.
DB
Ferrari 3
Nel soggiorno eravamo soli, il cugino F. ed io. “Ieri sera ho avuto un’idea eccezionale”, “Ah sì ?”, “La prossima settimana mia madre compie 83 anni e le voglio fare un regalo divertente. Le ho anticipato l’idea, ma lei come al solito ha fatto storie.” Iniziai subito a preoccuparmi. “Ma io il regalo glielo faccio lo stesso e tu mi devi aiutare”. Eccolo lì, pensai, ha pigliat’ ‘n’ata ‘nziria (gli è venuto un altro capriccio).“Voglio noleggiare una Ferrari perché mia madre si rammarica di non averne mai guidata una” . Dunque quello era il ‘Ferrari’ su cui litigavano la sera prima Ma un’ottuagenaria che guida una macchina da 300 all’ora ? La legge lo permette ? Vogliono uscire nelle pagine di cronaca ?
“Mia madre ha avuto anche la Maserati -te la ricordi ?- ma la Ferrari no. Basta un noleggio di due o tre giorni, il tempo che si fa qualche giro. Il 488 Spider, o giallo o nero, stupendo ! Però mamma dice che quest’idea è una sce-mi-tà” , “Una volta tanto tua madre ha ragione. E’ una scemità. Teneva la Maserati e, se è per questo, pure la Triumph, ma trent’anni fa”, “E questo che significa ? Non la vedi che è tale e quale ? Io le faccio trovare la Ferrari sotto casa. Quando scende ci sta uno con le chiavi” , “Guarda che tua madre abita in un’isola pedonale e i vigili stanno sempre all’angolo”, “Pigliamm’ ‘a multa e che ce ne fott’….” , “Ma lo Spider è bassissimo. Chi la fa entrare e chi la toglie da lì dentro ?” , “ Ten’ ‘na salute ‘e fierr’….te l’ho detto che ce la fa, entra e esce da sola” e continuò: “Tu mi devi aiutare perché per il noleggio serve una cauzione, una fidejussione, non so cos’altro, è una cosa complicata e io non posso andare di qua e di là, insomma te la vedi tu e fai a nome tuo..….è chiaro che poi ti rimborso i costi” . Mi disse il valore della cauzione: un‘enormità.
Il cugino F. era tornato quello che conoscevo. Gli occhi avevano un’espressione allegra e strafottente. Ora parlava di nuovo come un torrente in piena. Avevo capito poco di quello che mi aspettava se non il fatto -direi certissimo- che quelli della mia banca avrebbero chiamato il 118 per un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
“Guarda che per una cazzata del genere se ne va una cifra blu. Con gli stessi soldi puoi farle un regalo importante e adatto all’età. Ti aiuto a cercarlo…..” , “Sì, vabbuo’, adatto all’età…..e allora il divertimento dove sta? Mia madre ieri sera contestava, ma poi quando salirà sulla Ferrari ti farò vedere, sarà entusiasta….”. Mi resi conto che sarebbe stato difficile fargli cambiare idea. Forse sarebbe stato sbagliato. Grazie a quella bella pensata, la faccia che la malattia aveva stravolto era tornata distesa, scanzonata e il sorriso era quello furbastro che avevo visto per tutta la vita.
La tristezza m’aveva dato un cazzotto nello stomaco. Sentivo un dolore sordo e profondo. Stavo per dirgli che andava bene e che avrei fatto il necessario, ma ebbi una curiosità e gli chiesi: ”E tua madre i giri dove li dovrebbe fare ?”, “Che ne so, dove vuole lei, però la dovresti accompagnare tu, è meglio che non sta da sola. Sto più tranquillo se ci stai tu” , “E vediamo se posso….” , “So che in questi giorni voleva andare a Positano…….”. “Maaaaa chiiiiii ?”. Il mio fu un urlo così acuto e improvviso che la domestica filippina si affacciò alla porta del soggiorno con aria spaventata. Feci cenno che non era niente. La ragazza andò via, ma con qualche esitazione.
“A Positano? Tua madre guida la Ferrari per quaranta chilometri di curve e precipizi ?”, “Guida ancora benissimo !”, “Appena ci vede, la Stradale ci prende e ci porta in galera se prima non andiamo da sopra abbasso!”. “Allora, se Positano per te è troppo, potete andare a casa a Massalubrense a prendere i teli di Hérmés.” , “Grazie del pensiero, dieci chilometri di curve in meno…..ma adesso che c’azzeccano i teli di Hérmes ?” , “Mia madre s’è incazzata perché ieri ho mandato gli operai a fare dei lavori a casa e pensa che rubano i suoi teli di Hérmés”. Conosco quegli operai, brava gente che lavora per mangiare ed è angosciata dalle stravaganze di quei due. “Prima di tutto -tu e tua madre- dovete spiegare bene agli operai cosa sono i teli per il mare, poi gli dovete raccontare vita, morte e miracoli di Hérmés e fargli capire perché è così importante. Loro, gli operai, non ne hanno la più pallida idea. E subito dopo vi dovete ricoverare in un manicomio. Tutti e due, insieme. Io non vi accompagno, sennò ricoverano pure me che sto qui a sentire te.”, “ E allora hai deciso che non mi vuoi aiutare ?”, “No !”.
La faccia del cugino F. aveva assunto un’espressione indispettita. Ci guardammo in silenzio per alcuni istanti. Mi chiedevo perché aveva cercato proprio me e la mia complicità: lo sapeva che non sono il tipo giusto. Tra la gente che aveva intorno c’era senz’altro chi era in grado di assecondarlo. Forse, inconsciamente, desiderava sbattere contro un ostacolo per essere dissuaso?
Interruppi il silenzio e feci notare che, a mio parere, quello era il momento di liberarsi della paccottiglia che ingombrava la sua esistenza. E quindi -tra i molti oggetti inutili di cui fare un fascio- poteva iniziare da ricorrenze, adunate di parenti, regali, celebrazioni familiari, tappi di sciampagna, torte, candeline e tantiauguriatté. E facendo pulizia si sarebbe accorto che più buttava via roba vecchia e inutile, più ne spuntava fuori di nuova, inattesa e meritevole. Così, per lo sfizio di guardare il mondo con altri occhi. O, quanto meno, fare un tentativo, finché c’è tempo. In quel momento, fare pulizia era urgente per lui, ma il principio era universale, valeva per tutti con poche eccezioni.
“Sì, hai ragione, all’improvviso la vita ti fa voltare pagina.” Rispose F. battendo sul tavolo la mano semiaddormentata. “Però, ‘a Ferrari era ‘na bell’idea……” , “Non bella, di più: era ‘na meraviglia !”.
Filippa
Interessante, divertente e commuovente…
Grazie!!!
fili
bis, bis, bis!
DB
Ogni affanno individuale è assorbito da un grande affanno collettivo.
Tutto l’insieme può essere percepito come un suono smorzato.
Mi sa che questo è il respiro dell’universo di cui tanto si parla.
PuroNanoVergine
DB,
per un attimo mi sono immaginato tua nonna novella Vittorio Gassman e tu nei panni di J.L.Trintignant
(fai gli scongiuri del caso :-)).
Godibilissimo racconto!
naty
Nonostante tutto….ovvero troppe emozioni !
Buongiorno Planet !
Un saluto a tutte/i ,Naty